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Delusione e preoccupazione per l’accordo al Consiglio Europeo

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immigrati-libia-ue-20150423094745Il fatto che si sia svolto un vertice straordinario è politicamente rilevante. Nulla di tutto questo accadde dopo Lampedusa. Al tempo stesso esprimiamo grande delusione per come è stato ancora affrontato il problema da parte dei leader europei.

Il primo punto fondamentale è che si continua a privilegiare e a finanziare lo strumento sbagliato Frontex/Triton, che non risponde all’imperativo morale di salvare le vite umane e non adempie all’obbligo previsto dal diritto internazionale umanitario di garantire  protezione ai rifugiati e richiedenti asilo. Usando le parole del Direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, sul Guardian: «Triton non può essere un’operazione di ricerca e salvataggio. Nel nostro piano operativo non abbiamo i fondi per un’azione di ricerca e salvataggio. Questo non è il mandato di Frontex».

Nonostante questo, da ieri i fondi sono stati triplicati. Si parla di 120 milioni, quanto costava Mare Nostrum alla sola Italia. Briciole rispetto ai bilanci europei e cifra irrisoria rispetto alle implicazioni umanitarie, politiche e di sicurezza. Un vero cambiamento sarebbe stata la revisione del mandato di Frontex o il rafforzamento della protezione civile in chiave umanitaria nel Mare Mediterraneo.

Manca qualsiasi serio approccio al tema urgentissimo di garantire la protezione e di non lasciare a chi fugge la sola possibilità di consegnarsi ai trafficanti.

Apertura di corridoi umanitari, creazione di possibilità di reinsediamenti in Europa, proposta di visti umanitari temporanei per popolazioni provenienti da zone di conflitto, revisione o sospensione di parte del trattato di Dublino per evitare effetti di una pressione concentrata solo su alcuni paesi europei a causa della loro collocazione geografica: sono proposte circolate anche in questi ultimi giorni ma sparite dall’accordo del Consiglio Europeo.

La richiesta di Junker di un’accoglienza di 10.000 persone da “ricollocare” tra i paesi membri è stata rigettata e si parla di 5.000 posti: numeri risibili in confronto ai bisogni e che mostrano il cinismo dei governi dei paesi membri disponibili al ricatto delle opinioni pubbliche più retrive.

È vero che Germania, Svezia e Francia da soli hanno il 75% dei richiedenti asilo come ha detto la Merkel, nondimeno la condivisione tra 28 paesi membri sarebbe un’altra cosa rispetto a quanto deciso in termini di cifre, volontarietà e assenza di solidarietà.

L’accordo si concentra su operazioni di polizia, senza poi sapere come affrontare la questione della lotta al traffico attraverso misure militari, che peraltro si ritorcerebbero sui migranti, e sulla parte di “contrasto attivo” ed efficace ai trafficanti e alla loro flottiglia.

La questione è stata delegata alla Mogherini che dovrà esplorare le possibilità di un mandato ONU e mettere in campo proposte operative con la politica europea di sicurezza e difesa, con tutti i rischi che conosciamo, a partire dalla Libia. Anche su questa materia, ricordiamo l’efficacia che ha avuto il modello Mare Nostrum che consentiva di portare il soccorso in mare in sicurezza, sequestrare i mezzi dei trafficanti, spesso identificare e arrestare gli scafisti.

Infine ci preoccupa il fatto che viene citata la cooperazione allo sviluppo come uno strumento legato agli accordi di riammissione e per facilitare il rimpatrio dei migranti irregolari. L’OIM dovrebbe diventare l’agenzia “accompagnatrice”: niente di tutto ciò è più sbagliato e incoerente con il mandato del Trattato di Lisbona sulla coerenza per lo sviluppo. Ancora una volta tutto viene ridotto solo a questioni di sicurezza e di lotta al traffico di esseri umani (pur giusta), ma con un approccio emergenziale e di corto respiro, esternalizzando nei paesi del sud i controlli e la gestione dei flussi, alla faccia del dialogo per lo sviluppo e la tutela dei diritti umani.

 


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